Installazione Many Hands Make One
Many Hands Make One è un’installazione site-specific realizzata per il progetto 1+1+1/2020 presso gli spazi di Assab One a Milano. Case fatte di tappeti kilim cuciti assieme sono sospese nell’aria a comporre un villaggio nomade, il cui scopo è celebrare l’artigianato come forma d’arte e come scambio tra culture. Interpretando gli elementi architettonici per eccellenza (porte, finestre, tetti, cornici, abbaini, portici, comignoli…), i tappeti sono giustapposti a formare un elemento unitario, la forma primigenia, o comunque quella che percepiamo idealmente come prima modalità di accampamento, la casa. Questa architettura filigranata fatta di tetto e muri sospesi, senza basamento, vuole rappresentare il più alto omaggio all’artigianato: tanti tappeti fanno una casa, tante mani fanno l’unità. I tappeti rappresentano il simbolo per eccellenza dell’artigianato vernacolare, poiché nascono dall’intreccio manuale attraverso il lavoro corale di svariate persone. La...
Leggi di piùMany Hands Make One è un’installazione site-specific realizzata per il progetto 1+1+1/2020 presso gli spazi di Assab One a Milano. Case fatte di tappeti kilim cuciti assieme sono sospese nell’aria a comporre un villaggio nomade, il cui scopo è celebrare l’artigianato come forma d’arte e come scambio tra culture. Interpretando gli elementi architettonici per eccellenza (porte, finestre, tetti, cornici, abbaini, portici, comignoli…), i tappeti sono giustapposti a formare un elemento unitario, la forma primigenia, o comunque quella che percepiamo idealmente come prima modalità di accampamento, la casa. Questa architettura filigranata fatta di tetto e muri sospesi, senza basamento, vuole rappresentare il più alto omaggio all’artigianato: tanti tappeti fanno una casa, tante mani fanno l’unità. I tappeti rappresentano il simbolo per eccellenza dell’artigianato vernacolare, poiché nascono dall’intreccio manuale attraverso il lavoro corale di svariate persone. La realizzazione dei tappeti necessita di un gruppo sociale coeso; in molte culture, il disegno stesso del tappeto è la rappresentazione dei simboli delle famiglie che l’hanno prodotto. I tappeti in mostra sono parte della collezione di Produzione Privata, il laboratorio di Michele De Lucchi che realizza oggetti sperimentali, liberi da committenza e perciò creati con la massima libertà espressiva, originati dal saper fare con le mani – tipico dei mestieri artigiani – e da una filosofia basata sull’analisi dei bisogni dell’uomo. La realizzazione dei kilim è stata commissionata a Jaipur Rugs, un’azienda produttrice di tappeti artigianali di alta qualità e fondatrice della Jaipur Rugs Foundation, l’organizzazione che ha creato il più grande network di artigianato in India, garantendo a donne e uomini di accedere a una serie di servizi – sociali, finanziari, scolastici e sanitari – e allo stesso tempo permettendo alle donne di divenire artigiane nell’ambito del proprio nucleo domestico. Ad oggi, la Jaipur Rugs Foundation ha ricevuto l’attenzione della United Nations Foundation e supporta 40.000 artigiani del tappeto (di cui l’80% sono donne) distribuiti in 600 villaggi tra cinque stati dell’India. L’installazione Many Hands Make One condivide la filosofia del progetto di ricerca Earth Stations Many Hands presentato da Michele De Lucchi e AMDL CIRCLE nel 2019. Si tratta di cinque edifici immaginari di grandi dimensioni destinati a regioni del pianeta con specifiche condizioni climatiche. Espressione del saper fare collettivo locale, queste strutture sono costruite dalle mani di tante persone attraverso l’uso di tecniche tradizionali, senza fare ricorso a tecnologie avanzate. Onorano la capacità di collaborazione per un progetto di convivenza comune.
L’edizione 2020 dell’evento 1+1+1 ha visto tre progettisti occupare contemporaneamente – e in stretto dialogo – tutti gli spazi al piano terra di Assab One: AMDL CIRCLE e Michele De Lucchi, l’artista Loris Cecchini e il designer Yuri Suzuki hanno lavorato a contatto, interfacciandosi e condividendo pensieri e planimetrie per presentare un’installazione coesa che potesse esprimere e valorizzare le singole personalità. Proprio come in una comunità umana. Al centro del processo di contaminazione fra le arti c’è il dialogo e, in particolar modo, i diversi linguaggi con cui gli uomini di popolazioni e terre diverse sono riusciti a raccontarsi nel corso dei secoli.
- Architettura e design di cultura umanistica
- Architettura e design di cultura umanistica
- Architettura e design di cultura umanistica
- Architettura e design di cultura umanistica
- Architettura e design di cultura umanistica